L’inverno, con l’avvicinarsi delle feste, ci predispone ad assaggi più impegnativi da abbinare a piatti più robusti.
Il Brunello di Montalcino, da uve sangiovese grosso, viene messo in commercio dopo cinque anni dalla vendemmia, di solito quattro di barrique di rovere ed uno di affinamento in bottiglia. Il colore rosso rubino con l’invecchiamento tenderà al rosso granato; i profumi richiamano frutti rossi, vaniglia, legno aromatico e sottobosco mentre il gusto, armonico ed elegante anche per i tannini conferiti dal rovere, è molto persistente.


Arrosti e selvaggina, sia di pelo che di piuma, e formaggi stagionati, su tutti il pecorino toscano, saranno suoi degni compagni.
L’Amarone della Valpolicella nasce invece da tre uve autoctone del veronese, corvina, rondinella e molinara e la sua caratteristica è nell’appassimento delle uve prima della vinificazione che, infatti, non può iniziare che dal primo dicembre. Il vino, con una gradazione minima di 14°, rimane almeno due anni in botte di rovere a completare l’affinamento. Per questa particolare metodologia di produzione lo si definisce anche passito secco. Il colore è rosso carico, i profumi sono di amarena sotto spirito, confettura di frutti rossi, liquirizia e spezie, il corpo è pieno ed asciutto ma con tanta morbidezza.



Tra gli abbinamenti il classico risotto all’Amarone, la selvaggina, il brasato e, immancabili, i formaggi stagionati taleggio e pecorino di fossa.
Entrambi i vini di cui vi ho appena parlato si possono tranquillamente bere senza alcun accompagnamento per apprezzarne al massimo tutte le sfaccettature, che cambiano ed aumentano col passare degli anni.
Queste le bottiglie della mia cantina: