Il cavatappi nacque nelle seconda metà del 1600 quando si iniziarono ad imbottigliare e tappare con sughero bevande e liquidi in genere.
Vino, birra, acqua, medicinali, profumi ed inchiostro erano così più protetti dall’ossidazione ed una semplice spirale di ferro, prodotta da fabbri artigiani, risolveva rapidamente la stappatura.
La produzione industriale del cavatappi iniziò alla fine del 1700 ma gli artigiani, non solo fabbri ma anche orafi, continuarono a produrne in forme e materiali diversi, dal legno all’oro.
Oggi esistono cavatappi tecnologici a leva, piuttosto voluminosi, e addirittura ad aria compressa o elettrici ma, per la mia esperienza, due su tutti sono i migliori anche nell’ottica di salvaguardare la gestualità dell’aprire correttamente una bottiglia: lo spagnolo e il francese.
Il cavatappi spagnolo ha l’immancabile coltellino per togliere le capsule e grazie all’impugnatura ergonomica e alla doppia leva risulta molto maneggevole.
Il cavatappi francese, non molto usato ma affascinante per il suo modo delicato di stappare, è l’unico che non buca il tappo tirandolo dal centro ma lo fascia con le due lame in acciaio che si inseriscono delicatamente tra sughero e vetro per poi tirare girando, una vera manna per stappare bottiglie dal lungo invecchiamento con tappi lunghi e fragili.