Ad ogni vino il suo bicchiere

Ad ogni vino il suo bicchiere

Sino alla fine dell’Ottocento lo champagne era dolce, sia per il gusto dell’epoca, sia per mancanza di adeguate tecniche di spumantizzazione atte a trasformare completamente gli zuccheri. Per questo motivo si utilizzava, e lo si fece erroneamente per diversi anni a seguire, la classica coppa. Oggi che lo champagne è brut, extra brut o dry si utilizza invece la flute.

Le diverse declinazioni dello champagne negli anni ci sono molto utili per capire l’importanza della forma del calice che usiamo per degustarlo.

Premesso che tutti i profumi li sentiamo per via retronasale, i gusti li sentiamo invece sulla lingua. Dolce sulla punta, salato al centro e lateralmente, acido lateralmente ed amaro in fondo.

Secondo la larghezza del bicchiere veicoliamo il liquido che entra in bocca. Se si usa la coppa, di per sé molto larga, il vino dolce viene sentito anche dai lati della lingua che percepiscono acido e salato armonizzando e bilanciando la sensazione.

vino bianco vino rosso

Se invece per lo stesso vino dolce si usa la flute, quindi un bicchiere stretto che convoglia il liquido sulla punta della lingua, la sensazione sarà stucchevole. Questo tipo di bicchiere è invece adeguato per lo champagne di oggi, non più dolce come nell’Ottocento.

Ad ogni vino quindi il suo bicchiere.

L’eccezione è la degustazione professionale dove il metro di giudizio deve essere sempre uguale per tutti i degustatori e per tutti i vini, per cui si utilizza un calice standard.

calice degustazione iso

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