Nella mia vita professionale la cucina di pesce e quella toscana l’hanno fatta da padrone ma nel privato, soprattutto in gioventù, nelle settimane passate dalla mia nonna materna a Trastevere, ad un passo dal ponte di Testaccio e Porta Portese, le prelibatezze della cucina romana le ho assaggiate tutte.
Amatriciana, carbonara, pasta e broccoli in brodo d’arzilla, saltimbocca, carciofi, quinto quarto, “pizza e mortazza”… ma due cose non vedo più né preparate tradizionalmente né rivisitate.
Potremmo dire che si tratta di una colazione e di una merenda.



Il pane con ricotta, zucchero e caffè e la pizza bianca con una tavoletta di cioccolato in mezzo detta “pizza e mattone”.
La ricotta romana spalmata su una fetta di pane, ricoperta di zucchero e irrorata di caffè della macchinetta è una sorta di maritozzo con la panna in forma grezza: quattro sapori e consistenze, contrastanti e separate, che diventano poesia in bocca.
La pizza bianca romana, crosta colorita col sale in evidenza e dentro morbida e leggera, classico street food romano se farcita con la mortadella o con prosciutto e fichi, diventa un inconsueto dessert nel quale la sapidità esalta gli aromi del cioccolato e la morbidezza fa da contrappunto allo “snap” del cioccolato, quel classico croccante rumore che fa la tavoletta che si spezza.
Rivivere le emozioni gustative giovanili con qualche anno in più di esperienza non ha prezzo.