Il vino rosato: non un mondo di mezzo, ma una realtà consolidata che vede nell’Italia il primo esportatore al mondo.
Quattro sono le regioni che per tradizione portano la bandiera di questa tipologia di vino: Lombardia e Veneto (bresciano e veronese) con il Chiaretto da uve Bardolino, Abruzzo con il Cerasuolo da uve Montepulciano e Puglia con il rosato del Salento da uve Negroamaro.
Negli ultimi decenni la produzione del rosato si è allargata a tutta la penisola e praticamente a tutti i vitigni rossi.
Il metodo di produzione è identico a quello del vino rosso con la differenza che le bucce restano nella massa del mosto in macerazione da alcune ore a un paio di giorni, a seconda del prodotto che si vuole ottenere e delle caratteristiche organolettiche dell’uva usata.
È importate sapere che è proibita la miscelazione di uve bianche e rosse, ad eccezione degli spumanti rosé che possono essere fatti con solo Pinot Nero o miscelandolo con Chardonnay e Pinot Meunier.
Va da sé che proprio per la varietà di colore, che influenza anche il gusto, la possibilità degli abbinamenti è vastissima. Il Chiaretto, delicato nei profumi e nel colore, sposa il prosciutto e melone e l’insalata di riso, il Cerasuolo d’Abruzzo, più consistente ed intenso, accompagna formaggi freschi e salumi, pollame e paste asciutte, ma anche un brodetto di pesce e fa il paio con il rosato del Salento.
Consideratelo anche un vino da pizza seguendo il principio dell’abbinamento secondo il condimento .
Infine ricordatevi di servire i rosati più leggeri a 10-12°C e quelli più corposi a 12-14°C.