Avete mai pensato a quante vendemmie un vignaiolo esperto possa aver fatto?
Un enologo oggi sessantenne che abbia fatto la sua prima vinificazione a vent’anni si sarà occupato della produzione del vino solo per quaranta volte e sempre in condizioni diverse, a maggior ragione in conseguenza dei mutamenti climatici che stiamo vivendo. Il clima sta portando infatti la viticoltura a radicali cambiamenti nel tempo e nello spazio.
Le belle immagini dei fuochi accesi lungo i filari per proteggere le vigne da improvvise gelate ricordano un rito antico, che sta diventando via via più frequente a causa di una realtà meteorologica sempre più estrema.

La tropicalizzazione del clima porta ad anticipare le vendemmie per la maturazione precoce delle uve nelle zone tradizionali e, nello stesso tempo, le zone della vite si stanno spostando sempre più in alto sia di quota che di latitudine.
Se è vero che hanno iniziato a vinificare ad esempio nel Regno Unito, è anche vero che si potrebbe rischiare di non poter più coltivare la vite con buoni risultati nelle zone a sud, fino ad oggi più vocate.

Con la premessa che il vino buono si fa in vigna, la natura ci viene comunque sempre incontro: in Cile da qualche anno hanno iniziato a studiare e produrre un vino da uve autoctone, Tamarugal, nel deserto di Atacama. Questo vitigno ha avuto infatti mutazioni che lo hanno portato alle attuali caratteristiche, proprio in virtù della lunga e selvatica permanenza nella zona in condizioni estreme.